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Gli oggetti netti sull'ombra

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La mia ricerca è un ideale proseguimento, almeno per quanto riguarda la parte cromatica e segnica, di alcuni lavori presentati nella mostra Agnese ti amo sempre e frutto di riflessioni e ricerche su alcuni momenti della storia dell'arte. Si tratta di un nuovo ciclo pittorico che ho voluto chiamare degli oggetti netti.

La genesi di ogni tela è una performance, semplice o complessa, con o senza pubblico. La tela è l'installazione che permanentemente rimane dopo la performance, traccia della pittura impalpabile generata dall'ombra, che cessa di esistere non appena viene spenta la fonte luminosa.

Esemplificando: il primo lavoro di questo ciclo, Via Lactea, è nato in seguito alla partecipazione ad una mostra, in cui si invitavano tutti gli artisti ad intervenire su di un contenitore del latte. Il mio lavoro è stato ottenuto forando il tetrapak in modo da ricreare l'effetto delle stelle ed inserendo all'interno una fonte luminosa. L'opera non è più il cartone, ma l'ombra proiettata.

 

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Vorrei considerare l'ombra come una specie di doppio trasportabile degli oggetti. Nelle mie opere di questo ciclo non sono gli oggetti a generare le ombre, ma, al contrario, sono le ombre, macchie prive di un corpo, a concretizzarsi nel mondo dell'esistente sotto forma dei vari oggetti.

Fare dell'ombra una cosa, mettersela in tasca, tirarla fuori quando meglio si crede. Questo può essere teatro. L'ombra non rende il particolare, ma l'insieme dell'oggetto. E' la rassomiglianza allo stato originale.

Secondo la teoria delle ombre, l'ombra portata non è nera, ma aggiunge nero al colore originale. Io desidero però in questo ciclo rendere l'ombra colorata: desidero tornare al colore, utilizzando solo i primari e le tonalità metalliche. I primari, perché sento l'esigenza di semplificare, di riassumere, di arrivare alla radice, all'anima del colore: i colori primari non sono ottenibili dalla mescolanza di altri colori della gamma cromatica dello spettro solare. Sono sempre stata affascinata dalla possibilità di vedere quelli che durante i miei studi in accademia definii i colori nuovi, cioè colori non esistenti nella nostra realtà cromatica, al di fuori dallo spettro che i nostri occhi possono vedere. Il metallo è un materiale che riflette la luce conferendole una particolare tonalità, e, a mio avviso, ma non voglio qui scendere in dettaglio, è affascinante la storia dell'estrazione dei metalli da parte dell'uomo preistorico. Mi piace la giocosità che alla fine sta alla base di questa operazione, unita alla potenza del colore che fa assomigliare questi lavori alla grafica, ricordando Ugo Nespolo. Mi piacerebbe ottenere l'effetto di attirare subito l'attenzione del pubblico, senza eccessive sublimazioni tonali o complicazioni concettuali che appartengono ad altri settori della creazione artistica.

 

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