Mostre collettive 2015
Febbraio 2015
Studio Dieci, Vercelli
DacosaRinascecosa
Il primo evento per aprire la nuova stagione 2015 e inaugurare i nuovi locali. Dopo quarantatré anni di attività culturale no profit nella storica sede in via Galileo Ferraris, StudioDieci si sposta ed amplia i propri spazi per poter offrire alla città di Vercelli e agli amanti dell’arte, mostre mirate ad analizzare il fare e il sentire del mondo contemporaneo. DacosaRinascecosa è una collettiva di artisti e opere scelte che ci hanno accompagnato nei precedenti eventi, un backup d’aggiornamento della nostra banca dati prima di tornare alle continue metamorfosi che accomunano l’arte all’animo umano (Carla Crosio). Ho esposto il lavoro Ilgiuoco delle perle di vetro, installazione di knitting art, lana, specchi.
Marzo 2015
Centro Culturale Silos, Novara
Only Women
Ho esposto l’installazione di knitting art: Knitting Man Ray, l’enigma pop d’Isador Ducasse, ferro da stiro, specchietti. Il nascondere per evidenziare: dall’enigma d’Isadore Ducasse (Man Ray, 1920), a Christo. Man Ray si dedica, dopo l’incontro con Duchamp, al ready-made, concettualmente ancora più complesso di quello di Duchamp poichè tenta di dare all’oggetto una funzione ulteriore, rinnovata e spesso assurda. In Cadeau (regalo) del 1921 ad esempio l’artista contesta la funzione principale di un ferro da stiro, cioè quella di produrre superfici lisce e carezzevoli, mediante l’inserimento di chiodi che lacerano piuttosto che lisciare le superfici con cui entrano in contatto. Questa complessità è potenziata, inoltre, dal costante uso della fotografia. Ecco allora che molti dei suoi ready made non sono di secondo grado, ma di terzo, ossia sono fotografie di ready-made. E’ il caso ad esempio de L’enigma d’Isadore Ducasse, dove l’artista fotografa un oggetto che grazie alla fasciatura risulta parzialmente cancellato. Ed ecco dar vita ad un gioco ambiguo tra riconoscibilità ed irriconoscibilità dell’oggetto. L’itinerario del nascondere per evidenziare continua con Christo e con sua moglie Jeanne-Claude, che ricoprendo di tessuto i più possenti e solidi edifici pubblici li trasformano in strutture fugaci, pronte a scoparire come fantasmi.
Marzo 2015
Pane Quotidiano
Installazione a cura di Antonella Prota Giurleo,
inserita nell'ambito de Il Raccolto di Arte da mangiare all'Umanitaria, Milano
La curatrice ci ha proposto di lavorare su un racconto ispirato al cibo di Meli Turmanidze, georgiana. Meli racconta, in gergiano, di una giornata in cui, raggiunta dal profumo della panetteria, ha acquistato pane e focaccia ed è riuscita ad arrivare a casa senza soldi e senza cibo avendo regalato gli uni e l’altro a due persone che ne avevano bisogno. La curatrice ci ha chiesto di stampare il testo, fronte e retro, su un foglio bianco A4 (cm 21 x 29,7) di grammatura 140, intervenire in bianco e nero sulla pagina, non in rilevo, in verticale ( o davanti o sul retro o su entrambe le facciate), firmare il lavoro, consegnarla. Le opere sono state esposte in Umanitaria ( 5 – 8 marzo) e, successivamente, raccolte in un libro collettivo, in unica copia, che sarà esposto, qualora se ne presenti l’occasione, in future mostre di libri d’artista . Ecco il testo proposto (di cui non ci è stata data la traduzione, è stato quindi indispensabile intervenire soltanto tenendo conto della grafica).
Maggio 2015
Centro culturale Silos, Novara
L'appetito vien mangiando
Ho esposto un'opera knitting, Knitting Meret Oppenheim:Le POP Déjeuner en fourrure, metallo, lana, vetro, plastica, 2015, ispirata al celeberrimo lavoro della grande artista surrealista. Colazione in pelliccia (Déjeuner en fourrure) è una scultura del 1936 realizzata da Meret Oppenheim. Il nome dell'opera è ispirato ad una conversazione fra la Oppenheim (allora ventitreenne), Pablo Picasso e la sua allieva Dora Maar in un locale parigino dove si discusse del ruolo sociale dei caffè. Picasso dichiarò che qualunque cosa poteva essere rivestita di pelliccia, e la Oppenheim concordò che ciò poteva essere fatto "anche con questa tazza e il suo piattino". Viene ricordata per essere la più citata delle sculture surrealiste.
Agosto 2015
Biblioteca Centrale Akaki Tsereteli di Batumi (Georgia)
Il mondo visto tra penna e pennello
Progetto: Melano Turmanidze, Antonella Prota Giurleo
Curatrice: Manana Sulaberidze
È stato esposto il libro d’artista collettivo Pane quotidiano, già esposto nel marzo 2015 all’Umanitaria di Milano nell’ambito de Arte da mangiare, il raccolto.
Settembre 2015
Studio 10 City Gallery, Vercelli
Errare, curatore Roberto Gianinetti, catalogo.
È stato esposto Il libro d’artista, olio su tela, 40x40 cm.
Novembre 2015
Spazio Rocco Scotellaro, Vigevano (MI)
Artisti al quadrato
È stato esposto Il libro d’artista, olio su tela, 40x40 cm.
Dicembre 2015
Palazzo del Comune, Sala Consiliare, Coniolo (AL)
Errare, curatore Roberto Gianinetti, catalogo.
È stata esposta l’opera Pain-prone patient (2013).
“… con grande frequenza (25-50%) i pazienti affetti da disturbo algico presentano anche disturbi affettivi clinicamente diagnosticabili e, quasi sempre, sono presenti sintomi depressivi; è, tuttavia, molto difficile accertare la successione cronologica dei disturbi. Il Pain-prone patient di Engel identifica un profilo caratterizzato da diversi fallimenti nella vita, pessimismo e convinzione di non meritare niente di positivo…”
(Giordano Invernizzi, Manuale di psichiatria e psicologia clinica, The McGraw-Hill Companies, 2006 - ISBN-13: 9788838623936).
L’installazione è composta da 1 striscia di stoffa perlescente lunga 8 metri, arrotolata come gli antichi rotoli scoperti nel Mar Morto, che comprendono i testi più antichi della Bibbia ebraica, sui quali sono stati cuciti con filo rosso frammenti di fibre nervose ed ossee. I ricami riportati non ricoprono più del 20% della stoffa bianca, perché il nostro cervello è formato per più dell’80% da acqua.
Dicembre 2015
Museo Borgogna, Vercelli
End in nation/back home/da altri mondi alla Collezione Borgogna, a cura di Lorella Giudici.
È stata esposta l’opera Pain-prone patient (2013).
“… con grande frequenza (25-50%) i pazienti affetti da disturbo algico presentano anche disturbi affettivi clinicamente diagnosticabili e, quasi sempre, sono presenti sintomi depressivi; è, tuttavia, molto difficile accertare la successione cronologica dei disturbi. Il Pain-prone patient di Engel identifica un profilo caratterizzato da diversi fallimenti nella vita, pessimismo e convinzione di non meritare niente di positivo…”
(Giordano Invernizzi, Manuale di psichiatria e psicologia clinica, The McGraw-Hill Companies, 2006 - ISBN-13: 9788838623936).
Poiché i pezzi contemporanei in mostra sono stati messi in relazione con gli antichi reperti custoditi al Museo, ed il mio è stato accostato ad un’Ultima Cena, ho riflettuto sul fatto che in diversi lavori sullo stesso tema sono presenti anche elementi che vogliono alludere alla Passione di Gesù che da lì a poco sarebbe iniziata. Inoltre, alcuni studi cercano di provare che la tovaglia dell’Ultima Cena sia stata poi utilizzata come sudario per coprire il corpo di Gesù, la Sindone appunto.
Ho quindi una striscia di stoffa perlescente lunga 8 metri, posta su di un piedistallo di fronte all’Ultima Cena che mi è stata assegnata. La striscia è stata parzialmente fatta scendere da piedistallo. Sulla striscia sono stati cuciti con filo rosso frammenti di fibre nervose ed ossee. I ricami riportati non ricoprono più del 20% della stoffa bianca, perché il nostro cervello è formato per più dell’80% da acqua.
"Il Pain-prone patient di George L. Engel identifica i sintomi di una patologia psicogena caratterizzata da esperienze fallimentari, pessimismo e convinzione di non meritare niente di positivo. Ovvero il ritratto di un uomo provato e irrimediabilmente ferito nello spirito e nella mente. Sono lacerazioni spesso invisibili all’occhio, ma che Frontini ha deciso di rivelare evidenziandole con impunture di filo rosso sangue cucite su strisce di stoffa perlescente. I punti si organizzano in filamenti che ricordano frammenti di fibre nervose ed ossee. I ricami, però, non coprono più del 20% della superficie bianca, perché il corpo umano è composto per l’80% d’acqua, ma bastano per trasformare quel pezzo di tessuto in una sorta di sudario, in una pelle dai nervi scoperti, estremamente sensibile e vulnerabile, bisognosa di protezione e di attenzione." (Lorella Giudici).
Dicembre 2015
Spazio espositivo Vegè, Novara
È stato esposto Knitting … Merry Christmas !!!, albero di Natale new pop, lana, 2015.