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Mostre collettive 2008

marzo 2008

Villa Soranzo, Varallo Pombia (NO). Home. Assenze domestiche, con Carla Crosio e Max Bottino.

Catalogo e testo critico di Roberto Moroni.

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Roberto Moroni presenta così la mostra: "Il desiderio continuo e fisiologicamente costituito di cumulare, attraverso i nostri sensi e per mezzo di una parte più complessa e intima, i ricordi quali unici elementi capaci di restituire fisicamente la definizione del tempo è fissato nella nostra memoria come elemento imprescindibile .Gli artisti che propongono i loro interventi in questi antichi spazi ci raccontano, conducendoci attraverso un loro cammino, degli eventi straordinari vissuti o subiti, per dolore e gioia in essi contenuti. La via d'uscita pare dantescamente complessa ed articolata verso valori estetici a volte stridenti con le logiche comuni, ma che rappresentano l'unico tentativo possibile di poter giungere ad una verità insita nel gesto e nell'azione artistica. E' nell'agire estetico che Bottino, Crosio, Frontini confrontano le loro identità in un dialogo appena sussurrato fatto di vuoti meditativi che da spazio ad un'intima mitologia personale divenuta strada di una logica di autonomo ragionamento intorno al tempo, sull'essere e l'agire in una contemporaneità capace di fagocitare metabolizzando la nostra esistenza, il pensiero e ogni altra cosa."

marzo 2008

Convento di Santa Croce, S. Anatolia di Narco (PG). Area 0.

marzo 2008

Caffè Nazionale, Aosta. Area 0, a cura di Filippo Bosio e Cinzia Minuti Innocenti.

marzo 2008

Palazzo Marcotulli, Rieti. Area 0.

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Area 0 è una mostra collettiva in cui 20 artisti si sono confrontati con lo spazio di un cerchio. Il leitmotiv delle opere è infatti la loro forma, tonda, appunto, come lo zero, che ha sì valore matematico, ma anche forti implicazioni filosofiche e psicologiche. E' lo spazio del nulla, ma anche il punto di partenza, l'inizio. E' stata presentato un modulo della serie A memoria nostra: serie di tele sulle quali ho incollato vecchie foto appartenenti al mio album di famiglia, poi sono intervenuta con raschietti e catramino, e con altre sostanze, per dare l'idea della memoria dei visi delle persone scomparse che svanisce di generazione in generazione. Tra alcuni decenni, nessuno più ricorderà il nostro viso, nessuno saprà associarlo al nostro nome.