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Articoli / Critica dell'arte

13. Marta Fornari

Marta Fornari, utilizzando un bel taglio alla Degas, ci regala un'immagine onirica risolta con intuizione nuova che nulla lascia all'improvvisazione ed all'estro del momento. L'immagine è da osservare con attenzione e a lungo: lo studio anatomico del corpo si fa protagonista e diventa il principale artefice di una tematica di significativo timbro grafico. Lo sfondo è stato attentamente studiato, e rimanda alla memoria le stoffe di lenzuola di povere case, dove la protagonista consuma il suo dramma. La fotografia della Fornari si proporziona alla scelta del soggetto ed impone la scelta vigorosa del bianco nero, tecnica che, dal punto di vista della resa, si avvicina allo spazio pittorico e regala un gioco di masse che si pongono quasi in rilievo, rendendo l'atmosfera del lavoro coinvolgente e misteriosa. Qui davvero la sensazione e l'impressione che l'immagine risuscita in ogni osservatore diventa caratteristica dell'opera: la donna ritratta, infatti, può essere stata sorpresa in un momento di abbandono d'amore, oppure nel culmine di un avvenimento tragico e doloroso che la protagonista non potrà più dimenticare per il resto della sua vita. E' qui che nasce nella Fornari la capacità di calarsi nei molteplici aspetti della realtà, cogliendo delle note di poesia nella sentita partecipazione al dolore degli altri, non dimenticando di offrire comunque al pubblico un senso di verità e di bellezza estetica.

 

Recensione per Isolina e le altre..., Edizione Roma, Galleria Montoro, 2009

 

  • MARTA

14. Sara Forte

E' decisamente notevole il passaggio, prima materico, gestuale e segnico, e poi mentale, compiuto dalla giovanissima Sara Forte nel suo lavoro di pittrice. Dai suoi primi lavori, le agili figure di donne leggere e leggiadre, belle nel loro mostrarsi e non mostrarsi, ma sempre legate ad un figurativismo che forse non aveva più ragion d'essere, ecco ora tele forti, dal cromatismo e dalla pennellata decisi, belle, davvero, e l'aggettivo non è banale, nel loro imporsi nello spazio e all'osservatore, quasi con sfrontatezza, con l'ardire di chi ha capito che cos'è la pittura, lo dimostra ed è felice di mostrarlo. Dinamismo è la prima sensazione che affiora rivolgendo lo sguardo ai dipinti della Forte, che ora parte da una prospettiva completamente diversa dalla precedente, percorrendo una sua personalissima strada che ha previsto la gestazione di un linguaggio che ha guadagnato la decisione del segno-gesto per privilegiare immagini di una disarmante eleganza.

 

Presentazione per la mostra Espace Art/Foire de Nice, Palais des Exposition, Nizza, Francia, 2009.

 

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15. Luigi Giuva

Non cerca il piacere estetico, non trasmette solare felicità espressiva la pittura di Luigi Giuva, bensì le tavole e le tele del nostro pittore esternano emozioni di un’interiorità ricca di pulsioni d’esperienza. La sua arte, infatti, riflette direttamente anche la professione di Luigi: egli è infatti psicologo forense, e si occupa abitualmente di minori, costretti convivere anche con gravi disagi. Le sue tele sono attraversate da storie, il rigore degli spazi è forte, i contorni sono vigorosi: il desiderio di sperimentare nuove realtà espressive al di là della sua occupazione ha portato Luigi Giuva ad esplorare l’universo materico per evidenziare in maniera ancora più robusta quanto la natura sia in grado di reagire e di superare molti stereotipi. Non c’è sperimentazione, non c’è ricerca nella pittura di Luigi: sono presenti invece percorsi decisamente più preziosi, come il suo “senso della terra”, nei suoi quadri, infatti, i soggetti si susseguono in varietà di composizioni compositive e psicologiche, sono la testimonianza di una spontaneità che supera i miti ed è estranea ai rigori accademici. Ci troviamo di fronte ad un’inquietudine nuova, spiritualmente più complessa della razionalità dell’Uomo . Luigi incarna emozioni universali ed eterne, racconta l’essenza della vita, dell’uomo e dello spirito con parole più umane che divine. Può iniziare da qui il viaggio nell’arte di Giuva, che ricordiamo, sta presentando la sua prima personale: un viaggio che, immergendo ogni essere umano in una temporalità mitica al di fuori della linearità della Storia, lo strappa a se stesso, rendendolo universale, al di là del tempo e dello spazio. Nella sua pittura si cela la profonda essenza dell’uomo, la partenza ed il destino di un viaggio che sfida l’ignoto per addentrarsi nelle regioni insondabili del pensiero e dell’amore. Idea e spirito, ragione ed istinto, memoria e mito: può essere questa la prima chiave di lettura per avvicinarsi al lavoro del nostro artista, ponendo quindi l’essere umano al centro di ogni azione, di un segno, di un’ombra, un tono che risulteranno, in pittura, di particolare intensità perché scaturite da un’esperienza immediata.

 

  • luigi-giuva-personale-novara

16. Graziella Gola

I soggetti preferiti di Graziella Gola sono nature morte, paesaggi ed immagini di guerrieri Masai, che rende con la forza del colore steso con la spatola. Le sue nature morte non vanno viste con l'occhio dello spettatore, bensì come un cosmo in cui siamo partecipi e protagonisti impegnati. La Gola si sente figlia della natura e la pittura diventa un modo per documentare emozioni e richiami ancestrali. In alcuni lavori il colore prende preponderanza in linee che evidenziano lo stato d'animo e la forza intima dell'artista; si riconosce un'energia decisa, un esplodere di sentimenti e situazioni che diventa vitalità organica. Nel momento in cui la voce del suo messaggio arriva alle zone più lontane della nostra coscienza, zone quasi dimenticate, perchè nella nostra epoca diventa difficile guardare davvero la natura con tutte le sue gamme cromatiche, l'artista vi imprime il suo segno e in quel momento nasce una luce, un idillio aperto e coerente che non conosce la stanchezza della visione codificata.

 

Presentazione per la mostra Espace Art/Foire de Nice, Palais des Exposition, Nizza, Francia, 2009.

 

  • Graziella Gola