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Articoli / Critica dell'arte

10. Valentina Crivelli

La pittura di Valentina Crivelli deve essere scissa in tre momenti d'osservazione: la scelta dei soggetti, del cromatismo, e della modalità tecnica di procedere per campiture grafiche, accostate perfettamente fra loro.
I soggetti sono assolutamente contemporanei: passeggeri di treni e metropolitane, figure di bambini e adulti, tra cui anche alcuni ritratti ed autoritratti, colti in momenti e movimenti spontanei e quotidiani. Nei soggetti della Crivelli non c'è raffinata esaltazione di contemplazione naturalistica, bensì una disincantata resa documentaristica della nostra realtà del vivere quotidiano. Sono quadri che fanno pensare.
(...) La pittrice pone sempre e comunque l'essere umano al centro di ogni azione, di ogni ombra, di ogni tono che risultano di particolare intensità perché scaturite da un'esperienza immediata. Il cromatismo è decisamente personale: rigidamente ed esclusivamente basato sui toni del grigio, ma, nello stesso tempo, con istintiva e sapiente precisione pittorica, la nostra artista sa sempre calcolare il peso della luce nelle varie campiture, rivelando la consistenza del ritmo, affidata al colore stesso che diventa segno. I timbri sono esatti: ogni vibrazione cromatica ha un valore preciso. Il grigio è un colore comune in natura.
In base alla luce presente, l'occhio umano può riconoscere lo stesso oggetto come grigio o come di un altro colore, ed è in grado di distinguere nettamente in media 16 livelli di grigio. Il grigio è l'unico colore complementare di se stesso. Nell'ambito pittorico, la creazione del colore grigio è stato per secoli sottoposto a teorie e a sperimentazioni. La concezione classica considera il grigio come un bianco sporco, quindi ottenuto aggiungendo al bianco quantità variabili di nero. Tuttavia, esistono altri metodi per ottenere il grigio: è il caso del grigio neutro, ottenuto mescolando in quantità uguali i tre colori primari (blu, rosso e giallo). L'utilizzo di questo grigio "speciale" permette di scurire un colore simulando l'ombra naturale molto più efficacemente di quanto potrebbe fare il nero. Fin troppo facile, però, nella pittura della Crivelli, chiamare in causa la fotografia. Ci sono ombre che inclinano verso l'oscurità, altre, più rassicuranti, che portano luce. La Crivelli ne utilizza entrambi i tipi, in tutti i suoi soggetti, che mai si possono dire positivi e sereni, bensì, densi delle problematiche del nostro tempo, che la nostra artista riesce a fare icona utilizzando, senza problema alcuno, la monocromia ed il non colore. Possiamo allora sostenere, in tutta sincerità, di sentirci misteriosamente partecipi al macrocosmo generato dalla Crivelli, anche noi ci accorgiamo come ne sia sempre più evidente la carica espressiva ed il potenziale inventivo, come accanto alla nostra artista possiamo partecipare alle situazioni ed ai significati esperienziali di quella simmetria e di quell'equilibrio costituenti lo schema costante delle sue opere.
La maestria della tecnica pittorica di Valentina Crivelli confonde facilmente la tela con la fotografia. Ad un primo livello di lettura è facile fermarsi ad ammirare queste bambine, rese con impressionante capacità. Le piccole protagoniste sono ritratte mentre ascoltano la stessa fiaba. Ma la Crivelli non dipinge bambine bensì l'animo stesso della donna, che, in fieri, è contenuto in ogni fanciulla, dalla nascita.
È superfluo sottolineare la tristezza che traspare dagli sguardi: anche dove viene accennato un sorriso, questo è stanco e disilluso. Queste tele sono sì caratterizzate da amore per il reale ma le opere non sono certo fine a se stessa, bensì appartengono ad un contesto psicologico e psicoanalitico decisamente più ampio: non sono decorazioni, ma racconti, non sono statici ritratti, ma opere legate ad un preciso filo narrativo di junghiana memoria.
Ed è l'approfondimento psicologico che dona all'opera della Crivelli la libertà indispensabile di rendere ciò che altrimenti resterebbe solamente rappresentato e giammai espresso. Pare quasi di vedere uno scultore togliere pezzi e pezzi di materia per giungere alfine all'immagine: il segno forte, quasi violento nella rigida divisione del riassunto delle campiture cromatiche, divenuto oramai l'inconfondibile cifra artistica dell'artista.
E allo spettatore si richiede la stessa energia per raggiungere il nucleo del lavoro, la capacità di lasciare libere le proprie emozioni e non fermarsi alla semplice lettura della bellezza dell'immagine.

 

Testo critico per il sito personale dell'artista

  

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