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Articoli / Critica dell'arte

8. Mario Castellani

Mario Castellani è un rigoroso paesaggista: la sua ricerca è infatti dedicata esclusivamente a questo genere, tipico della Storia dell'Arte, che tanta fortuna ha avuto dalle sue origini ai giorni nostri. Castellani ha, se vogliamo, la fortuna di essere un autodidatta: non è stati quindi condizionato dagli insegnamenti di nessuna scuola, le sue opere sono autentiche, genuine, mettono in risalto la realtà che coglie a piene mani nel ricordo della memoria: i suoi soggetti, infatti, sono quasi tutti di fantasia e questo fatto è abbastanza particolare per un paesaggista. Lo scorcio quindi in realtà diventa emozione, la pittura di Castellani è innata, i suoi accenti coloristici si trasformano in una ricerca che va ben oltre la realtà dell'apparenze. E' chiaro che Castellani trova nella pittura l'appagagamento di una serenità interiore: ciò che colpisce nei suoi dipinti soni i cieli, ora sereni, ora tempestosi, ma sempre obbedienti ah un'autentica vocazioe, regalando alla sua pittura luci ed atmosfere percepite nella loro essenza più profonda. I paesaggi di Castellani non vanni letti come semplici raffigurazioni reali, non bisogna cadere nell'errore di non andar oltre la realtà delle cose: si perderebbe così il momento (quando quegli alberi, quelle case, quei fiori si fanno davvero luce ed aria) di trasfigurazione spirituale, vero soggetto delle opere del nostro artista.

(presentazione della bi personale con Daniela Caroli, Novara, Barriera Albertina, maggio 1997)

 

Testo per catalogo personale, 2008

 

  • I.Castellani

9. Salvatore Chessari

E' fin troppo facile, riferendosi ai lavori di Chessari, chiamare in causa il Surrealismo. La pubblicazione del volume "L'interpretazione dei sogni" del 1900, ad opera di Sigmund Freud, rivela che il sogno è la via regia verso la scoperta dell'inconscio. Nel sonno, infatti, viene meno il controllo della coscienza sui pensieri dell'uomo e può quindi liberamente emergere il suo inconscio, travestendosi in immagini di tipo simbolico. Aspetti fondamentali della pittura di Chessari sono la rivalutazione della componente prerazionale e irrazionale della creatività umana e la liberazione delle pulsioni dell'inconscio: un rifiuto della logica e delle strettoie della civiltà a favore di una totale libertà di espressione. Chessari nei suoi lavori conferma l'attenzione verso l'aspetto visionario e surreale della realtà, verso il sogno che irrompe nell'esperienza notturna.
La sua pittura non finisce di affascinarci e di farci riflettere portandoci, opera dopo opera, sogno dopo sogno, a rincorrere, riconoscere o ricordare gli stessi personaggi, come uno sciamano sa evocare e fondere nelle sue fantasie e nei suoi riti.
Le tele di Chessari sono immerse in un'atmosfera di silenzio, collocato in una dimensione volta alla riflessione, dall'introspezione l'artista coglie i motivi per la sua ispirazione, istante dopo istante, gettando il suo sguardo sulla realtà, ma traendone i contenuti emblematici. Nella stessa immagine coesistono più aspetti e più verità, e nessuna è più vera dell'altra: l'ambiguità che disorienta lo spettatore a volte deforma e scompone l'oggetto della visione, per poi ricostruirlo secondo la sua intrinseca struttura. L'opera d'arte diventa una realtà non reale e libera e indipendente, un mondo a sé, testimone dell'intimità dell'artista: quello che emerge nell'osservare i suoi lavori è un senso di mistero, che, per qualche strana ragione, ci risulta assolutamente familiare.
Chessari è un artista controcorrente che costruisce i suoi quadri con forme a volte grandiose, con un'arte che si nutre della lezione dei maestri del contemporaneo, pur vivendo nel suo tempo la storia dell'uomo. Le sue figure, l'energia del segno e la fermezza del colore, specie nei bianco neri, conferiscono alle forme una forte presa che si nutre dell'ambivalenza tra sogno e realtà, mondo puro nato dalla visione emblematica che l'artista conduce a fondo con gustoso effetto lirico. Le sue opere regalano allo spettatore vibrazioni interiori, che iscrivono l'artista come discendente di quella dinastia che ci ha regalato figure che divengono strumento d'espressione di una poetica tesa a far comunicare il reale con l'irreale, attraverso figure che, fuggite dal quotidiano, entrano nel silenzio di un tempo e di uno spazio metafisico sostanzialmente riflessivo, facendo emergere la personalità di un artista non disposto a lasciarsi catturare né condizionare dalla facile polemica tra arte astratta e figurativa, creando opere dai toni a volte scuri e violenti, ed utilizzando i materiali più diversi.

 

Testo per catalogo personale, 2008

 

  • Foto Salvatore Chessari