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Articoli / Critica dell'arte

2. Adriano Annino

"La buca della conigliera filava dritta come una galleria, e poi si sprofondava così improvvisamente che Alice non ebbe un solo istante l'idea di fermarsi: si sentì cader giù rotoloni in una specie di precipizio che rassomigliava a un pozzo profondissimo".
E' la protagonista del notissimo romanzo di Lewis Carrol che Annino disegna, utilizzando il suo bel tratto sicuro senza giochi di tecniche, naturalismo o astrazione. E' bella grafica, che ignora le suggestioni del colore preferendo il bianco nero, poche le sfumature, forte il segno malinconico. Questo lavoro è permeato da una dimensione di lontananza, e perciò occluso alla coscienza razionale. L'elemento simbolico non diventa preponderante rispetto al tono dell'opera, perché riesce a concretizzare immediatamente un ponte con l'inconscio di tutti noi: ricordiamo infatti con emozione quelle pagine in cui Carrol descrive Alice che diventa sempre più piccola... Ed il riferimento al tema della nostra esposizione è chiaro: piccole donne la cui personalità è sempre più schiacciata dalla violenza. E qui la violenza che Annino considera non può che essere, almeno a mio avviso, psicologica: giorno dopo giorno, ma non solo da un marito, anche, magari, da una madre o da un padre, viene fatto capire alle donne che il loro lavoro vale poco, che nella vita si dovranno aspettare poco più che il nulla, perché è questo che si meritano... e giorno dopo giorno, Alice diventa sempre più piccola, sempre più triste, pian piano sprofonda nel pozzo profondissimo della depressione.

 

Per la mostra Isolina e le altre..., presso Galleria Montoro, Roma, 2009

 

  • Violence will

3. Antonella Avataneo

Nel grande panorama contemporaneo della pittura figurativa, Antonella Avataneo si distingue per la energia del gesto pittorico e per la modalità del proprio operare: sono infatti sempre profondi i contenuti poetici e psicologici del suo fare arte che creano in lei l'incentivo ad un sempre nuovo processo creativo, che trae spunto dal rapporto profondo e personale con la quotidianità. E proprio questa quotidianità la nostra artista vuole in quest'opera mettere in scena, prendendo, utilizzando come sfondo proprio la carta di quei quotidiani che hanno vita brevissima nelle nostre mani e che sono latori di notizie purtroppo per la maggior parte tristi e tragiche. Ma la Avataneo ha la forza di cancellare, non solo metaforicamente, queste notizie, e di imporre, quasi portatrice simbolica della vitalità di tutte le donne, la sua campitura nera che copre e che sovrasta. Nelle tele della Avataneo troviamo sempre un giusto equilibrio tra pensiero ed esecuzione, equilibrio che porta, come in questo caso, ad una personalissima meditazione sulla realtà. La nostra artista gioca a cercare l'essenza nascosta negli oggetti e nei pensieri, fino a toccare il vertice di quella sorta di astrattismo così equilibrato che rimane tanto caro agli occhi dell'osservatore che ne sono così inevitabilmente attratti.

 

Per la mostra Isolina e le altre, edizione di Roma, presso Galleria Montoro, 2009

 

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